Sul monte, Gesù conversa con Mosè ed Elia. Quel dialogo rappresenta un passaggio di testimone tra coloro che hanno preparato il compimento e Colui che lo porta nella sua persona. Mosè ed Elia sono i portavoce dei due grandi linguaggi attraverso i quali Dio ha educato il suo popolo: la legge e la profezia. Mosè, la legge, rappresenta la conversione verso la pratica del credere che altri prima di noi hanno vissuto, codificato e testimoniato; Elia invece, la profezia, rappresenta la novità dell’oggi di un Dio che sorprende con fatti nuovi, anche imprevisti, e che segnano la direzione verso cui tendere. Quando poi la nube si dissolve, rimane solamente Gesù; possiamo interpretare questo fatto come il segno che Mosè ed Elia hanno compreso bene, come fece anche Giovanni Battista, la logica di chi vuole educare sul serio: essere presenti quando serve, e farsi discreti quando arriva Colui che è atteso. Sono discreti, ma non per sparire: il compimento del loro agire consiste nell’essere accolti in Gesù, che è anche nuova Legge e Profeta. La loro gioia consiste nell’essere diventati quasi invisibili, perché resi trasparenza di Gesù.
Educare gli adolescenti significa per noi esercitare un partito preso di simpatia per i linguaggi che hanno accompagnato la crescita dei ragazzi e che oggi formano la loro esperienza: gli stili delle loro famiglie, i tipi diversi di studi o per alcuni di lavoro che svolgono, la musica, anche il web e i modi di esprimersi quasi-tribali, in codice e in continuo cambiamento; tutti questi linguaggi sono stati e sono capaci di far camminare, di far riconoscere una parte della verità di sé, di esercitare la prossimità agli altri. Non ci sono linguaggi che vanno bene e altri no: ci sono delle dinamiche umane e vere che germinano e si esprimono dentro quei linguaggi. È quindi dentro di essi (non contro di essi, né a lato) che desideriamo veder comparire i tratti del volto di Gesù: vorremmo comprendere e aiutare i ragazzi a cogliere che tutti questi linguaggi di vita sono ciò che rende capaci, oggi o un giorno, di riconoscere la novità di Gesù. Ci teniamo ad essere riconoscenti nei confronti di una storia familiare (la relazione con i genitori e i fratelli), ecclesiale (i segni e i racconti della tradizione, i linguaggi della comunità adulta) e anche sociale (giornata della memoria, storia del quartiere) che ci offre i linguaggi per capire se stessi e le esperienze che si vivono.